Dovlatov, ancora

Debbo alcune spiegazioni. E le prendo dall’ultimo letto; libro letto, l’ultimo libro letto, intendevo. Dopo aver creduto che “Il giornale invisibile” e il “Libro invisibile” non potessero avere fratelli simili.

Forse perché avevo letto altri libri di Dovlatov non paragonabili a quelli citati. In questi giorni invece ho letto “Straniera”, che la tizia della Sellerio che mi aveva venduto al Salone di Torino aveva etichettato come uno dei migliori. Le ho creduto, soprattutto perché è stata burbera e decisa.

Ecco alcune righe prese da questo libro, “Straniera”:

– Un tempo mi amavi come donna.
Cechnovicer le rispose:
– Adesso vedo in te un essere umano.
Marusja non sapeva se rimanerci male o esserne contenta. Comunque ci rimase male.

Il prosatore Stukalin aveva bevuto forte e aveva detto al letterato Zajcev:
– Adesso ti spacco il muso.
E quello gli aveva risposto:
– No, nel modo più assoluto. Perché io sono un tolstojano. Rinnego ogni violenza, se tu mi colpirai ti porgerò l’altra guancia.
Stukalin ci aveva pensato e aveva detto:
– Beh, allora vaffanculo!…

Andai a casa e non so perché mi sentivo infelice. Avrei voluto bere, ma bere per davvero.
Appena vidi mia figlia, mi passò tutto.

“Vuoi che ti compatiamo? Dacci prima la soddisfazione di vederti umiliata!”

– Non fumare! Mangia di meno! E soprattutto, parla di meno! Tieni conto che qui dentro sei il più stupido.
Si beveva da dove capitava.

Metto anche alcune righe finali perché tanto il finale si conosce di ogni cosa, compresa la vita. La gente muore. Tu muori, e anche io. Lo sappiamo già, quindi non vedo perché non mettere queste righe di Dovlatov, che sono:

Qui io metto fine al racconto poiché non sono in grado di parlare di ciò che va bene. Perché noi siamo solo pronti a vedere in tutto il lato ridicolo, avvilente, stupido e penoso, A sparlare e litigare. In poche parole, tacerò…