Willy Vlautin

Più o meno vent’anni fa avevo pensato di aprire una casa editrice insieme ad un amico. Alla fine non se ne fece niente e fu un’ottima cosa. Poi dieci anni fa mi tornò in mente la stessa idea, così che passai il periodo di Natale a studiare come fare. Feci anche una lista di nomi, di autori stranieri. Ne contattai persino un paio, anzi tre e con due traduttrici scambiai molte email. Una la pagai per leggere un romanzo pubblicato nel paese d’origine dell’autore ma venne fuori che non era un romanzo valido. Anche quella volta non aprii la casa editrice e fu un’altra bellissima scelta. Bravo Gianni, bravissimo. Però mi ricordo che uno dei pochi autori che avevo contattato senza un piano chiaro e sicuro e che invece mi aveva risposto con gentilezza fu Willy Vlautin di cui avevo letto “Motel Life”, pubblicato per Fazi, e che mi era piaciuto moltissimo, anche se (mi pare di ricordare) non aveva avuto molti lettori. Per curiosità sono andato a cercare adesso l’email e vedo che era del 2011 e che non l’avevo sognata. Mi rispose iniziando così:

Gianni,
thanks for your great email! I really appreciate it.

Ho iniziato inevitabilmente a volergli ancora più bene. Qualche settimana fa mi hanno detto che Vlautin era stato nuovamente tradotto (anche se tra la sua email di risposta e l’ottobre appena trascorso sono passati in Italia due suoi libri che non so com’è ma non ho letto) e mi sono preso il nuovo libro. Si intitola “Io sarò qualcuno” e l’ha pubblicato Jimenez, che è una nuova casa editrice. Il libro è molto bello anche se dopo le prime pagine avevo temuto si fosse un po’ perso in un mare di dettagli riempiendo pagine di troppe cose. Invece è stata una grande riscoperta, con dei dialoghi scritti benissimo, ritmo e tanta vita dentro. La storia è quella di un ragazzo mezzo indiano che lascia un ranch dove lavora ed è amato, per provare a diventare un pugile.
“Tu mi piaci, sei un bravo ragazzo, ma sei il tipo di pugile che finisce sempre per incassare un sacco di pugni. Specialmente quando ti stanno addosso. Una volta che gli avversari ti stanno addosso, ti ritrovi nei guai. E devi sapere che prendere tutti i pugni che prendi tu è una cosa che ti cambia. Ti cambia il cervello, ti cambia il modo di pensare, il modo di reagire, ti cambia l’umore. Ti cambia il futuro. Voglio essere onesto con te: tu non sei un gran pugile, sei un combattente, e per questa cosa c’è un prezzo da pagare”.
Conclusione: leggetelo.

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